Cuneo, elemosina (e non diritti) alle Rsa

La giunta della Regione Piemonte e la Chiesa lanciano una colletta per le Rsa: fanno elemosina spiccia a danno del diritto di essere curati dei malati non autosufficienti (Alzheimer, Parkinson, con demenza, con esiti da ictus o da traumi, con gravissime disabilità…)


Dopo due anni durissimi per i pazienti delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa), dopo il verticale crollo delle convenzioni, il “rimedio” della Regione – e di parte della Chiesa piemontese – è il lancio di un’iniziativa di elemosina per le strutture!

L’iniziativa sembra essere stata proposta dall’associazione cuneese “Far entrare il sole nelle case di riposo”, che si occupa di iniziative di animazione nelle strutture. Ma l’appoggio istituzionale arriva – qui sta il grave – dal vescovo di Alba, mons. Marco Brunetti con l’ovviamente entusiastica partecipazione del presidente della Regione, Alberto Cirio.

Diciamo “ovviamente”, perché la colletta è una perfetta “cortina fumogena” dietro alla quale tentare di nascondere l’assoluto abbandono istituzionale dei malati cronici non autosufficienti (e, a cascata, delle Residenze sanitarie assistenziali) operato dall’amministrazione piemontese negli ultimi due anni.

Persino Confindustria si è smarcata dall’iniziativa, chiedendo interventi «seri» per le strutture, cioè convenzioni, risorse per i malati che possano essere spese nelle strutture.

Per capire la gravità della vicenda basti mettere in fila alcuni dati:

1) le quote sanitarie per i malati non autosufficienti sono diritti esigibili, che devono essere garantiti per legge: la 833/1978 di istituzione del Servizio sanitario nazionale pubblico e le norme sui Livelli essenziali delle attività sanitarie e socio-sanitarie;

2) La Regione Piemonte, con la Giunta guidata da Alberto Cirio (assessore alla sanità, Luigi Icardi) ha tagliatodi milioni di euro i fondi destinati alle quote sanitarie dei malati non autosufficienti. La picchiata degli ultimi anni è vertiginosa: tra 2019 e 2020 il calo è stato di 11 milioni di euro (su un totale di partenza di quasi 250) e la tendenza non si è più invertita, tanto che ancora oggi il 20% in media dei posti in Rsa è vuoto. Invece di patrocinare collette, quindi, il Presidente Cirio dia impulso alle convenzioni della Asl;

3) Gli aiuti per il periodo di massima diffusione del Covid sono stati un enorme spreco di opportunità. I30 milioni di euro di risorse sanitarie impiegate dalla Regione per rimborsare mascherine, camici monouso e disinfettanti sono state prelevate nel bilancio 2021 dal capitolo di bilancio esplicitamente “marcato” per le convenzioni sanitarie nelle Rsa e per solo per questa destinazione rifornito dal Fondo sanitario nazionale. La Regione ha così ottenuto due effetti negativi dirompenti in uno: tagliare ancora le risorse per le convenzioni, che avrebbero costituito un aiuto stabile e duraturo nel tempo per le strutture Rsa; scaricare sulle famiglie (e, a cascata, sulle Rsa) la mancata copertura delle nuove quote, condannando migliaia di famiglie piemontesi a vedersi negate le prestazioni sanitarie cui i loro cari malati avevano (e hanno) diritto.

I dati della seconda Asl più popolosa del Piemonte, la To3 che si estende da Susa a Pinerolo, sono emblematici in questo senso: le rilevazioni delle prime settimane di questo 2022 dicono che dei 4.707 posti Rsa disponibili, 1.088 risultano liberi (più del 23%). Contemporaneamente, però, i malati non autosufficienti che hanno fatto domanda per un ricovero in convenzione con l’Asl sono 910, meno dei posti disponibili! Non mancano i posti, manca la Regione che sta negando il loro diritto esigibile di ricevere la quota sanitaria del ricovero. E che nel frattempo benedice le elemosine.

Il dato strutturale è che la Regione ha perso (e sta continuando a perdere) tempo sulla pelle dei malati non autosufficienti ricoverati, senza cambiare l’organizzazione delle Rsa, che sono ancora più deboli che a inizio 2020.

Dopo gli oltre 8mila morti in Rsa del 2020 (dati della Regione Piemonte, comunicati solo nel 2022) la Regione ha inserito sempre meno utenti nelle strutture, con le dovute convenzioni. Non serve l’elemosina, serve il rispetto dei diritti e le conseguenti convenzioni d’ingresso nelle Rsa.

E i gestori? Dovrebbero informare tutti gli utentisenza convenzione (che pagano 3.000 euro al mese alle strutture, privatamente) e in generale i cittadini che ne fanno richiesta su come ottenere la retta in convenzione (c’è tutto sul portale: www.fondazioneopromozionesociale.it) e pressare la Regione – al limite minacciando l’interruzione del servizio e con manifestazioni pubbliche.

C’è infine, ma non meno importante, la questione “apertura”. Le Rsa sono di fatto chiuse da due anni, senza che la Regione abbia preso seri provvedimenti a tutela delle esigenze relazionali di parenti e degenti. Sulla questione sono dovuti intervenire (dite se è normale che queste organizzazioni debbano occuparsi dei più deboli tra i nostri malati?): Amnesty International, il Garante delle persone private della libertà personale, il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (!). Non per partecipare alla colletta, ma per riorientare la bussola dei diritti.